Encanto: la magia dell’essere ordinari

Sono passate solo poche settimane da quando “We don’t talk about Bruno” ha superato “Let it go” di Frozen nelle classifiche mondiali, e ha ufficialmente fatto la storia come canzone Disney più ascoltata degli ultimi vent’anni. È quindi d’obbligo anche per noi di Bocconi TV parlare di Encanto, il film d’animazione della Disney che ci ha regalato la canzone in questione, e che al momento sembra essere il favorito fra i candidati agli Oscar come Miglior film d’animazione.

La storia segue le vicende della straordinaria famiglia Madrigal, che abita in un magico posto in Colombia, chiamato proprio Encanto. Il cosiddetto Miracolo di Encanto ha fatto sì che gli abitanti vivessero per generazioni isolati da tutti i pericoli esterni, e ha donato un potere speciale a ogni membro della famiglia Madrigal. Ogni membro… tranne Mirabel, che da anni ormai vive nel timore di non poter servire abbastanza la propria comunità. Ma è proprio quando la magia di Encanto viene messa in pericolo, che Mirabel vede arrivare l’occasione per dimostrare il proprio valore.

Ma la trama non è il vero forte del film: se avete letto almeno un’altra recensione di Encanto, avrete già sentito dire che lo svolgimento è deludente. E mentre concordo con il dire che la risoluzione del conflitto finale e il funzionamento della magia sono lasciati un po’ all’immaginazione dello spettatore, il centro non gira affatto attorno alla storia in sé. La creazione di un’avventura con prove da superare, infatti, altro non è che una cornice simbolica per la costruzione psicologica dei personaggi. Nonostante il film sia colmo di personaggi, nessuno di essi è lasciato sullo sfondo. Chi più, chi meno, sono tutti costruiti con un’attenzione al dettaglio strabiliante e un’introspezione che lascia intendere che sono proprio loro il cuore pulsante del film. Non a caso, infatti, tutta la storia si svolge all’interno di una casa, perché i veri problemi su cui si focalizza Encanto sono proprio quelli in-house. I temi di trauma generazionale e disfunzionalità familiare vengono affrontati con delicatezza, accettazione, amore, e senza mai risultare opprimenti o insuperabili.

Non sorprende, infatti, che Encanto si sia aggiudicato ben tre candidature agli Oscar di quest’anno: Miglior film d’animazione, Miglior colonna sonora, e Miglior canzone originale per “Dos oruguitas”. Perché sì, un’altra nota di merito di Encanto è data proprio dalle canzoni, composte da Lin-Manuel Miranda (Hamilton, In the Heights). Potrei essere di parte, mentre scrivo queste parole, perché da quando è uscito il film su Disney+, le sue canzoni non sono mai uscite dalla mia rotazione di fiducia di Spotify. Così come nelle animazioni, anche nei brani l’attenzione al dettaglio e all’anima dei personaggi è alle stelle, riuscendo a catturare l’essenza di ognuno di essi e a divertire con ogni strofa.

Che dire, quest’anno la Disney ci ha regalato quello che è il suo lungometraggio più variegato ed inclusivo di sempre, con canzoni che hanno già fatto la storia, e animazioni meravigliose. Un gioiellino, disponibile su Disney+, da vedere assolutamente.