Festival: una svolta culturale

Quanti di voi quest’estate hanno partecipato a un festival musicale?
Probabilmente siete in molti, anche se forse non lo sapete.
La maggior parte dei concerti estivi in Italia, infatti, si inserisce nel contesto più ampio di un
festival. Coca-Cola I-Days vi dice nulla?

I festival musicali uniscono ogni anno migliaia di appassionati di musica ed è bene
non sottovalutare le influenze che essi possono avere su un’intera generazione e sulla storia.
Torniamo al 15 agosto 1969, quando ha inizio la “Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock”,
un festival musicale della durata di quattro giorni nel quale si esibirono grandi artisti come
Janis Joplin, Santana, Jimi Hendrix e i The Who, assieme a molti altri.
Fu una manifestazione di portata colossale, ma ciò che più affascina è il modo con cui essa ha
cambiato la storia della musica: fu un inno alla pace, agli ideali di una gioventù illusa e delusa,
stanca delle guerre e dell’odio; il grido di una generazione che risponde “No” alla violenza, che
vuole fuggire dal mondo in cui vive per rifugiarsi nella musica.

Il Coachella Valley Music and Arts Festival oggi ricalca l’idea proposta da Woodstock.
Si tratta un evento di circa tre giorni che si svolge ogni anno in aprile presso l’Empire Polo Club
di Indio in California e anch’esso rappresenta una fase di svolta nella storia dei festival.
Si tratta infatti di una manifestazione internazionale, con un’impressionante influenza sui mass
media, tale da attribuire il nome del festival allo stile boho-chic che, assieme a camperos,
denim e glitter caratterizza gli outfit di chi partecipa all’evento.

I successi italiani nell’estate 2023
L’evoluzione dei festival è visibile anche in Italia e nell’estate 2023, finalmente libera dal virus
del COVID, ha conosciuto un periodo di svolta. Secondo la Ferpi1 l’incasso medio di un festival culturale è pari a circa sette volte il quantitativo
investito e in un anno si parla di incassi da anche un miliardo e mezzo di euro.
Pensate che solo il festival di Sanremo 2023 ha avuto un incasso di 50 milioni!
Risulta chiaro quindi quale sia il contributo economico di questi eventi nell’economia del
Paese, senza considerare inoltre un’affluenza turistica maggiormente favorita dallo
spostamento di chi per assistere a un concerto viaggia distanze considerevoli.

Quest’anno è necessario moltiplicare questi dati per dei numeri molto elevati, primo fattore
di svolta.
Si parla di 320 mila spettatori solo all’Ippodromo, un numero davvero impressionante che era
già possibile stimare dal 2022, quando la SIAE2 ha comunicato un incremento generale del
573% degli spettatori ai concerti.

Un altro fattore di svolta è l’internazionalità di questi eventi.
Il 30 giugno 2023 Travis Scott si è esibito per la prima volta su un palco italiano, quello
dell’Ippodromo di Milano, in occasione dei Coca-Cola I-Days.
Una folla di oltre 80 000 persone ha animato il concerto, sopportando la pioggia e il fango, e
sui social l’evento è già leggenda: viene definito un vero e proprio campo di battaglia,
composto da fan tanto scatenati da causare un “terremoto”.
Le autorità quella notte hanno ricevuto infatti numerose chiamate dagli abitanti della zona di
San Siro, allarmati dal tremore causato dalle migliaia di persone presenti al concerto.

Lo stesso è avvenuto, ma con maggiore preoccupazione da parte del governo, presso il Circo
Massimo di Roma il 7 agosto 2023, dove Travis si è esibito una seconda volta per la prima
mondiale del nuovo album “Utopia”.
In seguito al concerto, infatti, il Ministro della Cultura Sangiuliano ha espresso la sua
contrarietà allo svolgersi dello spettacolo presso un sito storico e archeologico prestigioso
quanto il Circo Massimo.
Critiche alla direttrice del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo sono arrivate da
parte del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, ma in sua difesa Sangiuliano sostiene:
“Ineccepibile la posizione di Alfonsina Russo, […] Al concerto di Travis Scott non si doveva
ballare […] Io avevo dato una serie di prescrizioni: il non superamento del limite dei decibel
previsto dalla normativa e il fatto di non incitare il pubblico, tutto in piedi, a saltare”

(Credit: romatoday.it)

Italia, siamo pronti?

Se fino a quel momento non c’erano state problematiche rilevanti nell’allestimento dei
concerti, di sicuro ora ci chiediamo se esistono strutture adatte ad ospitare questo tipo di
evento nel nostro Paese.
Eccezione fatta per il Nameless, festival di musica elettronica che si svolge ogni anno in
provincia di Lecco presso dei campi da polo, sono pochi gli spazi disponibili in Italia adatti a
questo tipo di evento.

Nel caso di Milano l’Ippodromo SNAI La Maura è il favorito.
Certamente dispone di spazio a sufficiente per un elevato quantitativo di persone, ma le
problematiche non sono invisibili.
Lo spazio si estende principalmente nella direzione della lunghezza, rendendo la visione del
palco per le zone più distanti difficoltosa anche se possibile tramite megaschermi.
Si tratta inoltre di una zona residenziale, il che significa che la viabilità e la tranquillità di coloro
che vi abitano a ridosso è decisamente compromessa (abbastanza comprensibile, se a ciò
aggiungiamo i “terremoti artificiali” degli ultimi tempi).

Un’altra problematica è quella dei token e degli stand.
I token sono gettoni tramite i quali è possibile comprare cibo e bevande. Il sistema nasce per
ridurre le code, ma l’effetto è in realtà quello sì, magari, di moderare le file per gli stand, ma
allo stesso tempo di crearne altre per la conversione del denaro nei token stessi.
L’inquinamento, non solo all’interno, ma anche all’esterno dell’area del concerto è un altro
problema rilevante. Un precedente per questa situazione lo troviamo nei Jova Beach Party, quando un’ondata di polemiche aveva raggiunto l’artista Jovanotti e il suo team a causa della location scelta per i
suoi concerti, ossia la spiaggia, e del rischio per l’ambiente causato dai suoi eventi.
Come la marea che lascia le conchiglie sul bagnasciuga, meno romantico è forse lo scenario
della folla che si ritira lasciando dietro sé il lerciume, ma la metafora rende l’idea.

I rifiuti dopo il concerto di Vasco nella Trento Music Arena (credit: trentotoday.it)

Molto delicato è il settore della sicurezza, che richiede particolare attenzione e riguardo. In
Italia ad oggi fortunatamente non ci sono stati gravi casi di persone ferite, ma sentiamo spesso
parlare di uso scorretto e imprudente dello spray al peperoncino, come accaduto al concerto
di Travis Scott al Circo Massimo.
Se negli stadi, dati gli spazi ridotti, muoversi in platea è più agevole, in uno spazio come
l’Ippodromo, essendo i corridoi meno ramificati seppur presenti, è più difficoltoso raggiungere
chi non si sente bene.

Ultima, ma non meno importante questione riguarda ciò che si genera al termine di ogni
evento: il traffico.
Provate a immaginare 80 000 spettatori lasciare l’Ippodromo e confluire poi fuori dallo stadio
tutti con una sola direzione: la fermata della metro più vicina.
Una pattuglia presiede le entrate gestendo gli ingressi in maniera scaglionata, ma il problema
sussiste: una grande folla fa pressione sulle porte e centinaia di persone vagano nei dintorni o
verso l’unico camioncino del cibo disponibile, nell’attesa che le entrate si liberino per poter
tornare a casa.
Chi invece si sposta in macchina deve far fronte a una circolazione lenta e caotica, mentre
chiamare un taxi è quasi impossibile.
Risulta chiaro dunque che un rinnovo del piano trasporti post-evento potrebbe favorire una
migliore viabilità.

Viene naturale chiedersi a questo punto se l’Italia sia un paese effettivamente pronto ad
accogliere grandi eventi come quelli di quest’anno o se forse sia necessaria la costruzione di
spazi adeguati o una riforma nella gestione generale dell’evento.
Se festival di questa portata venissero proposti più spesso, le problematiche descritte
potrebbero infatti divenire difficilmente tollerabili, soprattutto se accentuate da una maggiore
frequenza e partecipazione.

Una conclusione positiva
A conclusione della stagione estiva dei concerti però, le nostre speranze si riaccendono grazie
a un nuovo evento, a quella scommessa su cui erano puntati i riflettori da mesi, il festival del
rap più atteso di sempre: il Marrageddon.
Un vero e proprio festival del rap, il primo in Italia, che l’artista Marracash ha definito come
un viaggio attraverso l’evoluzione del rap italiano replicato in due eventi, il primo a Milano il
27 settembre e il secondo a Napoli il 30.
Svoltosi all’Ippodromo SNAI La Maura, ha visto l’alternarsi sul palco di numerosi esponenti
della trap e del rap italiano partendo da Kid Yugi, Miles, Anna, Paky, Shiva, Fabri Fibra, Salmo
in apertura e, a grande stupore di tutto l’Ippodromo, Tedua, con alcuni brani del suo nuovo
album “La Divina Commedia”.

(Credit: rainews.it)

In seguito, Marracash con Guè Pequeno si esibiscono con Santeria e ancora altri ospiti come
Lazza, Madame, Blanco, Mahmood e il tenore Cristobal Campos.
Marracash ha rivoluzionato ancora una volta il modo di concepire un festival, con la sua
proposta di un percorso nella storia della musica, oserei dire ben riuscita, insieme ai suoi versi
che parlano di amore e di cosa significa vivere nell’Italia del XXI secolo, delle battaglie interiori
e di quelle del mondo, della condanna alla politica, all’ipocrisia e all’odio.

I festival musicali diventano così il palcoscenico su cui ammirare l’evolversi della nostra società
in tutte le sue forme. Il Marrageddon e altri eventi simili sono testimoni del cambiamento e
della ricchezza della nostra cultura, tanto da rivelarsi non solo luoghi di intrattenimento, ma
veri e propri specchi della nostra identità in continua trasformazione.
Non basteranno certo spazi scomodi o lunghe code per fermare questo processo, ma quel che
è certo è che strutture e organizzazione adatte potranno invece favorirlo e portare l’industria
musicale italiana sempre più in alto.

by Giulia Bellintani