Gli occhi di Tammy Faye: ciglia finte e amore verso il prossimo

Questo film è candidato alla 94esima Edizione degli Oscar (2022) nelle categorie Miglior attrice protagonista per Jessica Chastain e Miglior trucco e acconciatura per Linda Dowds, Stephanie Ingram e Justin Raleigh.

Enormi ciglia finte, ombretto vistosissimo, labbra permanentemente tatuate e voce da Betty Boop, sono decisamente i tratti distintivi di Tammy Faye Bakker, la cantante religiosa e predicatrice evangelista protagonista del film di Michael Showalter. Tratto da un documentario del 2000, a sua volta ispirato a eventi reali, il film racconta la storia di Tammy Faye (Jessica Chastain) e di suo marito Jim Bakker (Andrew Garfield) che nel 1974 crearono una propria rete televisiva, la PTL (Praise the Lord), per predicare e raccogliere donazioni dai fedeli, diventando in breve tempo popolarissimi personaggi televisivi presso le comunità evangeliste degli Stati Uniti, fino agli scandali sessuali e fiscali che li portarono alla rovina.

Il trucco distintivo di Tammy Faye

L’idea per il film è arrivata dalla Chastain stessa, che ne è infatti anche la produttrice, in quanto credeva che la donna non avesse mai avuto dai media il rispetto e l’attenzione che meritava nella vicenda; per via del suo trucco sempre appariscente ed eccentrico, è stata considerata superficiale e sciocca, dal marito in primis, che non riusciva a prenderla sul serio. In realtà Tammy, per quanto buona e molto ingenua, era anche carismatica, empatica, piena di talento e capace di piacere alle persone. Gli occhi di Tammy Faye quindi mira ad essere una “riabilitazione” della sua persona, seguendo esclusivamente il suo punto di vista. Dopo un’infanzia triste, segnata dalla mancanza dell’affetto della madre, la piccola Tammy trova conforto nella fede in Dio e nel desiderio di aiutare le persone, finendo però per ritrovarsi in un matrimonio infelice e in opposizione con l’ambiente bigotto della televisione. Questo però non le impedirà di perdere il sorriso e la fede: nel pieno dell’epidemia di AIDS decide infatti di sfidare tutti e mostrare il proprio supporto ai malati al grido di “Dio ama tutti”.

L’intero film ha come pilastro i due attori principali, trasformati al punto da essere quasi irriconoscibili. Sia la Chastain che Garfield hanno offerto performances eccezionali, specialmente la Chastain, che sparisce dentro al personaggio e riesce a dare a Tammy Faye lo spessore che la sceneggiatura stessa non riesce a dare. Nel ruolo, Jessica canta e fa spettacoli con i pupazzi, predica in televisione e coinvolge emotivamente, cogliendo in pieno l’essenza della Bakker, soprattutto per il tono di voce, squillante e un po’ infantile, che l’aveva resa così popolare in televisione.

E nel ruolo, la Chastain è supportata da un team di trucco e acconciatura che ha fatto un lavoro davvero straordinario, sia con le protesi, per ricreare la fisionomia dei due telepredicatori, ma anche con il trucco di Tammy, che lei stessa considerava il suo marchio distintivo e a cui fa anche riferimento il titolo stesso del film. Benché eccentrico ed esagerato (perché queste sono le parole chiave del film), riesce a non risultare mai artificiale, rispecchiando la crescita dei personaggi nel corso del tempo.

Per cui, si potrebbe dire che Gli occhi di Tammy Faye merita di essere visto anche solo per questi motivi, ma la verità è che, nonostante le migliori intenzioni, questi sono effettivamente gli unici motivi per cui potrebbe essere visto. La “riabilitazione” di Tammy Faye, infatti, è molto precaria e quello che c’è di positivo riguardante la presentazione e la caratterizzazione dei personaggi viene affogato in un film veramente troppo kitsch. Per quanto l’effetto sia, almeno in parte, voluto, c’è comunque un limite. Infatti, canti religiosi, citazioni bibliche e predicazioni sarebbero potuti essere ridotti a quel tanto che bastava per far comprendere il contesto, anziché dominare una scena su tre, lasciando spazio a quelli che sarebbero dovuti essere effettivamente i temi importanti per il film, come la dipendenza di Tammy o il suo desiderio di aiutare le persone, lo scandalo finanziario o il supporto alla comunità LGBTQ+, per cui rappresentava un’icona al tempo. Sarà proprio questa cosa, tra l’altro, che permetterà alla donna di rialzarsi dopo lo scandalo, ma nel film il tutto si risolve con un paio di scene, preferendo una narrativa incentrata sul rapporto con il marito.

In conclusione, sarei contentissima se la Chastain, che ritengo essere una delle migliori attrici della sua generazione, vincesse l’Oscar quest’anno, così come sarebbe meritato il riconoscimento per il team trucco e acconciature. Tuttavia, avrei apprezzato ancora di più il riconoscimento se fosse arrivato per un film di livello più alto in linea generale. Senza considerare infatti i due protagonisti, Gli occhi di Tammy Faye risulta essere una pellicola mediocre e anzi, nemmeno facile da finire di vedere.