Luca, in linea con la tradizione Pixar, è una storia di crescita che poggia le basi non sull’amore, ma sull’amicizia e il supporto reciproco. L’impavido Alberto riesce a far emergere, letteralmente, il timido Luca dalla sua bolla e dalle sue preoccupazioni. I due sono delle creature marine capaci di prendere sembianze umane all’asciutto, caratteristica che amplifica la loro paura degli mani verso di loro: sono dei mostri, sono diversi. È grazie all’umana Giulia e a un triathlon con in palio i soldi necessari per una Vespa, simbolo della libertà, che riescono a farsi valere per quello che sono e non avere più paura.
Le vicende hanno luogo a Portorosso, un fittizio borgo ispirato alle Cinque Terre. Il colpo d’occhio è inevitabile e ancora una volta la Pixar vanta un ineccepibile quadro tecnico, capace di immergerci nelle varie ambientazioni, sia in superficie che nei fondali. Non solo la cura dei dettagli o dei personaggi, ma anche la scelta di una colonna sonora tutta italiana contribuisce a tuffare lo spettatore in una delle migliori trasposizioni dell’Italia degli ultimi tempi.
Ma oltre alla Liguria, alla Vespa e alla pasta al pesto, cosa ci lascia il film?
Purtroppo la storia si regge su dei personaggi poco sviluppati, con un bullo di quartiere poco memorabile e un contesto superficiale. Penso che sia fantastico comunicare che “siamo belli anche se diversi”, soprattutto in un film con un target 0-99+, ma quella che avvertivo era più un’inclusività forzata, appena abbozzata. I rapporti tra i tre amici sono sì esaltati, ma la sensazione che trasmettono è più una voglia di esasperare il messaggio dell’inclusività solo per spuntare la checkbox “film inclusivo in cui tutti amano tutti senza alcuna distinzione”.
Inoltre, anche nella trasposizione dell’Italia stessa risultano alcune forzature. Il film è stato rilasciato in un anno già fortunato per l’Italia: tra la vittoria agli europei di calcio e all’Eurovision Song Contest, Luca ha valorizzato ancora di più la percezione del Bel Paese oltremare. Tuttavia, c’era davvero bisogno di stressare così tanto quanto sia bello andare in giro con una Vespa e proprio una Vespa? l’adattamento italiano aveva davvero bisogno di accentuare la cadenza da pizza, pasta e mandolino?
Insomma, un film dagli intenti lodevoli e dalle basi inevitabilmente solide, ma che comunque, vuoi per questioni commerciali o vincoli di produzione, risulta in una superficiale dedica all’Italia condita con un po’ di morale qb.