Cosa può andare storto in un road trip di famiglia? Beh un po’ tutto, se a intraprenderlo è una famiglia in crisi durante una rivoluzione dei computer.
Nonostante l’ammissione al college dei suoi sogni, tra Katie e papà Mitchell continua a esserci tensione: nessuno in famiglia la capisce bene, se non il fratellino, e proprio per questo arriva la decisione di rinforzare il legame. Da qui si inizia a snocciolare il fulcro della storia: il giudizio. Tutti, su più livelli, si sentono schiacciati da qualcosa o qualcuno, da Katie che realizza video incompresi all’intera famiglia che, goffamente, si ritrova spesso in secondo piano rispetto ai vicini con l’erba sempre più verde. Nonostante questo, però, riescono comunque insieme a salvare il mondo dall’intelligenza artificiale di turno che ha preso il controllo di ogni device.
Per quanto la trama possa non essere la più originale del mondo, è davvero lodevole il modo in cui viene narrato il tutto. Da una parte abbiamo un’estrema cura per i personaggi e i rapporti tra di loro, capaci di farti realmente empatizzare con loro e i loro problemi. Dall’altra parte, la messa in scena è di una leggerezza notevole, capace di non fare pesare nulla allo spettatore. Parliamo di un contesto in cui c’è e si sente la critica sociale all’oligopolio e ai rischi della tecnologia, ma in cui la scrittura, tra gli sketch nonsense e le scene caciarone, fa scorrere il film piacevolmente. Un umorismo tra il sottile e il demenziale, capace di intrattenere chiunque, su più livelli, specie grazie a comic relief come il cane e i due robot semirotti.
Insomma, gli studios avevano già fatto un bel lavoro con il loro Spider-Man: Un nuovo universo, e ancora una volta hanno saputo dimostrare di avere tutte le carte in regola per competere con i colossi più affermati. Un’apocalisse scampata, sia nel mondo che dentro casa Mitchell, che in fondo ci fa sentire tutti un po’ parte di quella pazza famiglia.