
Prima di iniziare a parlare di questo film, devo fare una premessa doverosa: non ho visto il musical a teatro, e non ho visto nemmeno il film “originale” del 1961. Sono entrato in sala conoscendo la storia a grandi linee, storia che ora vado a sintetizzare, ovviamente, senza spoiler!

Maria e Tony sono due ragazzi che vivono nel West Side di New York, all’inizio degli Anni ’50, agli albori della riqualificazione edilizia di quel quartiere: si innamorano a prima vista al ballo della scuola, il famoso PROM, ma appartengono a due bande rivali, gli Sharks e i Jets, che si stanno contendendo il “dominio” di quel quartiere. Ovviamente si tratta di un amore impossibile, come Romeo e Giulietta hanno tentato di spiegarci quasi 400 anni fa, ma loro non lo sanno, e ci provano lo stesso; sullo sfondo, è in programma una grande rissa finale tra le due gang per decidere finalmente chi dovrà andar via e chi potrà restare.
Il librettista del musical originale ha preso ampissimo spunto dalla tragedia di Shakespeare per sviluppare la trama di quest’opera; tuttavia, sebbene lo sfondo costante sia la storia d’amore tra Maria e Tony, si innestano un gran numero di temi e problematiche che secondarie sono solo di nome, le quali hanno reso così famoso e amato questo musical. Qui non c’è riscatto, non c’è la necessità di perseguire un sogno o un’ideale (come in altri musical acclamati, quali In the Heights, Mamma Mia, Fame, …), bensì una storia che poteva essere benissimo vera negli Anni ’50, e che ancora può valere se ridimensionata agli Anni ’20 del nuovo millennio.

Venendo più alla parte tecnica, non sono certo io a dovervi dire quanto Spielberg ci sappia fare con la cinepresa; tuttavia, è il primo musical che dirige. E che musical: un pezzo della storia sia del teatro che del cinema, precedentemente vincitore di 10 Oscar. Però, anche in questo genere così peculiare e con sequenze codificate da anni, Spielberg ci mette la sua bravura e la sua tecnica: segnatevi la scena del primo ballo di Tony e Maria, oppure il loro duetto sul balcone di lei. Due pezzi di girato veramente eccezionali, asciutti, senza fronzoli ma incredibilmente d’impatto. È questo il motivo che ha reso Spielberg il grande regista che tutti apprezzano.
Per la componente attoriale, spicca su tutti Ariana DeBose, che interpreta la fidanzata del fratello di Maria: premiata ai Golden Globes come supporting role nella sezione Comedy – Musical, è riuscita ad imporsi e a guadagnarsi una candidatura anche agli Oscar. Non lo vincerà, statene pur certi, ma già la nomination dev’essere considerata una vittoria per un’attrice di musical. Per la statuetta, c’è bisogno di presentarsi con un bel drama alla Belfast, per intenderci. Secondo me, non azzeccatissima la scelta di Ansel Elgort come Tony, compensata però dalla sorpresa Rachel Zegler come Maria – attrice del 2001, al debutto assoluto al cinema con questo mostro sacro di opera – per la quale mi aspetto una sfolgorante carriera.
Infine, un commento alle candidature, ben 7: molto difficile che Spielberg la spunti come miglior regista, nonostante il suo encomiabile lavoro e la difficoltà nel misurarsi con una milestone del cinema e del teatro (anche perché danno come favoritissima la Campion per Il potere del cane); altrettanto difficile la statuetta per best picture, perché oggettivamente c’è di meglio. Per l’attrice non protagonista, vale quanto detto sopra, ma a mio parere almeno 1 premio potrebbe ritirarlo, alla scenografia o ai costumi (vedo molto difficile il sonoro o la fotografia, per cui Dune dovrebbe assolutamente farla da padrone).
Se, come me, non avevate idea di cosa fosse quest’opera, vi consiglio di recuperarlo ASAP (uscirà a brevissimo su Disney+) e piangere come ho fatto io, da solo, in sala; se invece avevate già visto l’originale, date uno sguardo a questa nuova favola alla Spielberg, perché potrebbe sorprendervi, e potreste innamorarvi della nuova Maria.